martedì 5 luglio 2016

Il coraggio della Val di Tovo

Tutto cominciò nel 2015, quasi per caso, quando i valligiani son venuti a conoscenza dell'intenzione di costruire una centralina idroelettrica sfruttando un rio inserito in un ambiente incontaminato e vergine e che avrebbe irrimediabilmente deturpato la meravigliosa valle in cui è inserito....  da questa preoccupazione è partita una mozione per raccolta firma per bloccare questa ipotesi....


Mozione 
Siamo gente di montagna, abituata ad arrangiarsi piuttosto che a chiedere. Alle difficoltà quotidiane che tutti devono affrontare, noi dobbiamo aggiungere quelle del territorio che ci ospita. Territorio che ci vede costretti a raggiungere i nostri poderi, e talvolta, anche le nostre abitazioni dopo un faticoso percorso a piedi; a far legna su pendii impervi e a trascinarla a valle con sistemi tramandati dai nostri avi, per poterci riscaldare; a combattere contro il freddo, la neve; a percorrere distanze considerevoli su strade tortuose per raggiungere i servizi primari. 
Qui tutto è più difficile più lento rispetto ai luoghi di pianura e, forse, è anche per questo che siamo dimenticati dal resto del mondo. Fognatura, illuminazione pubblica, metanodotti, rete telefonica mobile, internet sono tutti servizi assenti, qui: basti pensare che alcune contrade sono state servite dall'acquedotto pubblico solo pochi mesi fa. Ciò nonostante non ci lamentiamo, accettiamo, semplicemente, sebbene le tasse le paghiamo come tutti quelli che invece, e per loro fortuna, possono usufruire di questi dati servizi.
Ora che ci siamo presentati, vogliamo sottoporre alla vostra attenzione una questione che ci sta a cuore e per la quale siamo chiamati dalla nostra coscienza a rompere il silenzio che ci caratterizza: la prevista realizzazione dell'impianto idroelettrico sulla “Val di Tovo”.
Questa valle, rimasta intatta nel tempo, è un luogo straordinario dove la poesia e la forza della natura avvolgono chi la percorreil quale non può che rimanerne rapito e fondersi in un tutt'uno con essa stessa. Il rio Tovo, lo dice il nome stesso, è un piccolissimo corso d'acqua la cui modesta portata è già stata visibilmente scemata dopo la derivazione fatta alcuni anni or sono per alimentare una nuova tratta dell'acquedotto, tant'è che ormai è un fatto eccezionale veder fluire l'acqua lungo gran parte del suo cammino.
Ci chiediamo, senza riuscire a darci una risposta, quale sia l'effettiva convenienza di un impianto idroelettrico - la cui portata media di derivazione è di 70 l/s (pari a 9 volte tanto quella dell'acquedotto!) - in un contesto in cui la condizione primaria per la realizzazione, cioè l'acqua, manca. Oltre agli aspetti economici - sui quali, peraltro, tutti sono chiamati a porsi questi interrogativi considerato che, molto probabilmente, i costi di realizzazione saranno oggetto di finanziamenti pubblici, e, quindi, di denaro dei contribuenti - nel piatto della bilancia bisogna mettere anche ciò che viene chiesto all'ambiente.
L’inaridimento del rio, oltre a compromettere la sopravvivenza della fauna ittica e non (l'area è frequentata da caprioli, cervi, camosci, ecc.), comporterà senz'altro la crescita della vegetazione spontanea all'interno del suo alveo - già ora in cattivo stato manutentivo - aumentando ancor più le situazioni di criticità idrauliche in caso di piena. Così come pure aumenteranno per il centro di Castana, considerato che il rilascio dell’acqua derivata avverrà in prossimità del punto in cui il rio Tovo si immette nel torrente Zara il quale, in breve spazio, si mette a sua volta nel torrente Posina, il tutto nell'immediato intorno dell'abitato succitato.
Non ci allunghiamo oltre.
Queste nostre preoccupazioni infatti sono già state condivise dalla Giunta Regionale Veneta che, con delibera n. 1988 del 23.12.2015, così recita e dispone:
“Occorre inoltre considerare il fatto che i corsi d'acqua minori o i tratti di corpi idrici prossimi alle sorgenti, presentano generalmente equilibri ecologici delicati, che possono essere compromessi in modo grave e talora irreversibile da derivazioni anche solo di una parte del deflusso idrico, e che a fronte dell'impatto ecologico di tali derivazioni è scarsa l'importanza per la collettività della produzione idroelettrica che deriva da piccoli impianti.
Si ritiene quindi necessario che ciascuna opera di captazione per uso idroelettrico, possa sottendere un bacino idrografico di estensione almeno pari a dieci chilometri quadrati, e mai inferiore…”
Il bacino del rio Tovo è di 3,5 kmq, pari a 1/3 del minimo stabilito: non è motivo sufficiente per bloccare lo scempio che si sta compiendo, visto che non è stato ancora autorizzato?
Sbagliare è umano, perseverare - nella consapevolezza maturata da esperienze decennali che già hanno prodotto danni ingenti - è veramente diabolico.
Noi siamo il Tovo: come lui facciamo il nostro percorso di vita, affrontiamo i salti per poi inabissarci, alterniamo la prosperità alla carestia, veniamo sfruttati; sempre e tutto senza chiedere nulla, in silenzio, con accettazione. Ancora non basta. Ci viene chiesto di più - e, guardate, non è certo l'invasione delle nostre terre (delle quali volentieri ci priveremmo per qualcosa di veramente utile) - ed è lo stesso di più che viene chiesto al Tovo.
Parliamo adesso, anche se ci viene detto che è troppo tardi: avremmo potuto parlare anche prima se qualcuno si fosse almeno degnato di informarci.
Ma, come sempre, siamo gente di montagna!
La presente viene sottoscritta anche da persone che, pur non essendo gente di montagna, si sentono di esserlo e condividono le nostre preoccupazioni!

Siamo arrivati a giugno 2016 e dopo la conferenza di servizi per dare il via al progetto a seguito delle iniziative messe in atto dal comitato °SalvaTovo il tutto è stato rinviato... non solo la Sovraintendenza esprime parere negativo
noi la raccontiamo così....


Dicembre 2015. Margareta, Carlo, Giusi, Pierluigi, Silvia, Cinzia, Carla e altri trovano i loro nomi pubblicati su una pagina del GdV, accanto a numeri di mappali, e uniti da un aggettivo: espropriati. Di un pezzetto di terra in una valle sperduta e semiabbandonata, incuneata in mezzo alle montagne, la val di Tovo.

Giugno 2016. Sei mesi dopo, il Comitato Salviamo il Tovo esulta: la temuta e attesa approvazione definitiva alla costruzione della centralina elettrica sul rio Tovo non è avvenuta. Il progetto va rivisto, la decisione è rinviata. Per noi rinviata, oggi, equivale a dire fermata. Abbiamo vinto. Abbiamo vinto NOI.

NOI sei mesi fa non c'eravamo, non eravamo ancora nati.

C'erano i proprietari espropriati di un pezzo di terra di una valle sperduta e semiabbandonata, poche decine di persone portatrici di un piccolissimo interesse, l'interesse individuale che giustamente arretra di fronte al superiore interesse collettivo: davanti a questo scenario non c'era possibilità di dubbio, la centralina si può, si deve fare, la centralina si farà.

Ma c'era dell'altro. Ed era l'essenziale, che come spesso accade è invisibile agli occhi, ma invece arriva diritto, forte e chiaro al cuore. E i cuori che hanno visto hanno compreso.

Che l'interesse collettivo non c'è, perchè l'acqua è troppo poca e la centralina non può funzionare, che il rio sarebbe stato totalmente prosciugato, che per la valle era la fine.

Che la costruzione della centralina avrebbe cambiato per sempre non solo l'aspetto secolare della valle, ma le vite stesse di chi ci vive, ci risiede, la attraversa, la usa, ne gode e la ama.

Che gli espropriati non avrebbero perso solo qualche pezzo di terra, che sarebbero stati espropriati ognuno di un pezzo della propria vita, della possibilità di conservare una memoria, di soddisfare un bisogno, di realizzare un sogno, di provare un piacere, di fare un progetto di vita.

Che tutti, in definitiva, eravamo espropriati, anzi meglio rapinati, perchè prendersi la terra sulla quale la gente vive, anche quando è legale, è un delitto; e lo è due volte, quando le aziende costruttrici devastano i territori per costruire opere inutili, e quando quelle stesse opere inutili te le rivendono, perchè gli amministratori le pagano con il denaro pubblico.

Così, NOI siamo nati. Arrivando dai luoghi, dai percorsi, dalle esperienze più disparate, con una destinazione sempre più precisa. Fermare la centralina, intanto, non spostarla o ridurla, fermarla proprio. La centralina non si può fare, non si deve fare. La centralina va fermata.

In sei mesi abbiamo raccolto firme, letto articoli, studiato progetti, scritto osservazioni, disegnato cuori e parole d'amore sui lenzuoli bianchi, organizzato assemblee pubbliche e giornate di festa. E abbiamo ascoltato, e parlato. Con esperti, avvocati, biologi, ingegneri, amministratori, comitati, associazioni. E abbiamo discusso, e lavorato. Abbiamo avuto dubbi, incertezze, abbiamo fatto tre passi avanti e due indietro. Abbiamo fatto mezzo giro dell'anno riunendoci in stanzette gelide, fradici di neve, arrostiti dalle stufe, percorrendo la valle sotto il sole e più spesso la pioggia, per ascoltarne la voce, la voce del Tovo.

E finalmente la voce del Tovo si è sentita, in un torrido fine giugno in una sala veneziana quella voce è stata ascoltata.  Il progetto va rivisto, la decisione è rinviata.

Certo sappiamo che non è ancora finita, che questa è solo la prima vittoria, che l'arroganza di chi è abituato a disporre del bene comune come cosa propria non si ferma al primo ostacolo.

Ma abbiamo dimostrato, innanzitutto a noi stessi, che le cose si possono cambiare. Ciascuno di noi in questi sei mesi è cambiato, ha imparato a condividere, a contare sugli altri oltre che su se stesso. Ci siamo messi insieme, ci abbiamo ragionato sopra.
Avevamo ragione noi, abbiamo ragione noi. E abbiamo vinto noi.

Ma anche stavolta manca qualcosa, ed è l'essenziale. Ed è che NOI, qui e ora, siamo il comitato Salviamo il Tovo; ma domani potremo essere in un'altra valle, in un altro territorio, dentro un'altra lotta, ovunque i diritti e i bisogni della gente vengano calpestati e ignorati, ma ci siano ancora persone pronte ad alzare la testa e lottare.  Che possiamo, da singoli individui separati e divisi, diventare NOI, unirci e vincere. Che se vogliamo, possiamo e dobbiamo farlo.  

  








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