lunedì 6 maggio 2013

Robe vecchie

Mi è sempre piaciuto riparare le cose rotte, vecchie biciclette, frullatori, motorini, letti, falciatrici, affettatrici, automobili, vecchi attrezzi, lavatrici, orologi...
Mi sembrava di ridare vita ad oggetti che erano stati costruiti per aiutarci nella nostra quotidianità.
Non mi sono mai posto il problema economico, se fosse conveniente o meno riparare, mi piaceva farlo e basta.

Ho appena finito di rimettere a nuovo la mia vecchia falciatrice, avrà una quarantina d'anni ma è perfettamente funzionante.
Ci ho lavorato un bel po' ma la soddisfazione di vederla funzionare ha ricompensato la mia fatica.

Pochi giorni fa mio fratello ha acquistato una falciatrice nuova fiammante, con colori sgargianti e forme accattivanti.
Quando mi ha detto quanto l'ha pagata non ho potuto fare a meno di constatare che se la mia fosse stata riparata da un meccanico mi sarebbe costata come una nuova.

In effetti gli oggetti che noi acquistiamo costano poco, durano poco e non sono riparabili.
Anzi, è antieconomico ripararli perché costano poco.

Perché?

Nel prezzo di vendita di un prodotto si dovrebbe tener conto delle implicazioni ambientali causate dall'estrazione, dalla lavorazione, dalla produzione e dallo smaltimento dell'oggetto a fine vita.
Andrebbe considerato l'impatto sociale della produzione che va dal riconoscimento del valore della materia prima alla salvaguardia dei lavoratori lungo tutto il ciclo produttivo.
Bisognerebbe valutare e quantificare l'incidenza sanitaria sulle vite nostre e delle future generazioni.

Si continua a dire che i trasporti costano troppo, che sono una componente significativa del costo dei prodotti, che bisogna potenziarli, costruire strade, tunnel, treni ad alta velocità, la merce deve muoversi e deve farlo velocemente.
Anche il movimento della merce ha implicazioni ambientali, sociali e sanitarie che non vengono valutate.

Ma perché si trasporta così tanta merce?
Potremmo costruire prodotti più duraturi, più cari ma di qualità.
Se il prezzo di vendita degli oggetti considerasse tutti i veri costi che lo compongono e che attualmente vengono genericamente scaricati sulla collettività non esisterebbero gli "usa e getta", non si progetterebbero auto fatte per durare 5 anni o cellulari da cambiare 2 volte l'anno.

A questo punto sì, converrebbe la riparazione, il riuso, il recupero di parti ancora funzionanti per i ricambi, si rimetterebbe in moto quella piccola economia quasi romantica fatta di artigiani riparatori che popolavano i nostri paesi fino a qualche anno fa, prima dell'era dell'"usa e getta".

Se si tornasse a costruire oggetti con una più corretta quantificazione del prezzo di vendita e fatti per durare a lungo ci sarebbero i margini per una più equa ripartizione del valore economico lungo tutta la filiera produttiva.

Enzo

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